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Inps: false contestazioni per gonfiare i bonus

L’inchiesta della Procura di Nocera Inferiore condotta dal PM Roberto Lenza e coordinata dal procuratore Gianfranco Izzo, ha fatto emergere le ipotesi di truffa aggravata e falso ideologico, nei confronti di 2118 persone – 1511 ispettori del lavoro, 53 dirigenti di prima fascia e 554 di seconda – nell’inchiesta dell’Inps e non viene esclusa l’associazione per delinquere.

Giunge ad un quarto filone l’inchiesta «Mastrolindo» che ha aperto un vaso di Pandora e si sta allargando all’intera penisola italiana.

L’inchiesta partì nel 2011 dalla scoperta di una serie di truffe messe in atto da aziende di Pagani, nel salernitano, ove erano state costituite aziende inesistenti, operanti nel settore terziario, attraverso le quali si instauravano falsi rapporti di lavoro per ottenere erogazioni previdenziali e assistenziali dall’Inps, come ad esempio indennità di disoccupazione, maternità, malattia.

Nei giorni scorsi, lo stesso PM si era presentato a Roma nella sede centrale dell’Inps per acquisire e sequestrare i dati informatici con i carabinieri della Procura e del Racis.

I controlli nella sede centrale dell’Inps hanno successivamente portato alla richiesta di acquisizione di dati e documenti in tutte le sedi regionali dell’Inps. In alcuni casi non si troverebbero i registri relativi ai dati degli accertamenti.

Le perquisizioni hanno riguardato le incongruenze emerse nel sistema di Internal auditing dell’Inps: nel database dell’ente sarebbero stati inseriti dati falsi, maggiori di quelli reali, in relazione alle ispezioni effettuate e ai rapporti di lavori annullati scaturenti dalla citata inchiesta.

Ed è su questi dati che sarebbe avvenuta la verifica degli obiettivi prefissati dalla Direzione generale, in base alla quale sarebbe poi seguita l’erogazione dei premi di produttività a dirigenti e funzionari dell’istituto.

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Si parla di premi produzione che vanno dai 6.600 euro ai 58.000 euro annuali. Premi che in alcuni casi andavano ad aggiungersi a stipendi di 270.000 euro lordi.
L’ammontare delle somme percepite è tuttavia ancora in corso di definizione, ma per il solo biennio 2012–2013 dovrebbe aggirarsi intorno ai 400 milioni di euro.

L’attuale inchiesta – che ha collegato i premi di produzione alle ispezioni antifrode nelle aziende di cui all’operazione “Mastrolindo” – ha portato gli investigatori alla ipotesi che un numero imprecisato, ma enorme, di ispettori e dirigenti Inps avrebbe di fatto barato sulle cifre degli accertamenti conclusi con la contestazione di contratti di lavoro fasulli, e sui meccanismi dell’audit interno, in quanto gli ispettori accertavano la falsità dei rapporti di lavoro nelle aziende, annullandoli, ma, nel rendicontare questa attività svolta, redigevano che i rapporti di lavoro annullati erano molti di più, inserendo tali dati nel database.

Di converso, alle aziende che avevano subito l’accertamento ed erano state denunciate, consegnavano invece un verbale corretto.

La procura ritiene che i maggiori beneficiari sarebbero i dirigenti locali e centrali dell’Inps che avrebbero omesso i controlli sui dati immessi nel sistema informatico.

Il PM ha comunque precisato che “L’inchiesta è solo all’inizio e ci saranno sviluppi quando incroceremo i dati informatici con quelli dei verbali ispettivi, dobbiamo confrontare i nomi che sono stati inseriti nel date base e quelli di chi non ha controllato che fossero reali.”

In attesa degli sviluppi delle indagini in corso, si spera che tale vicenda possa portare a riconsiderare gli schemi attualmente in essere dei premi di produttività applicati nella Pubblica Amministrazione, affinché l’operato sia non solo il più trasparente possibile e che non porti gli operatori pubblici a voler continuare a condurre anche una forzosa crociata sotto forma di “caccia alle streghe” solo per “batter cassa”.

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