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La rivoluzione della sharing economy

La sharing economy è stato uno dei più importanti trend del 2015, e continua anche quest’anno ad essere un business in crescita. Erroneamente si crede che la sharing economy non sia altro che la nascita di piattaforme come Uber e Airbnb, sottovalutando la scala e la portata del fenomeno. L’economia della condivisione è soprattutto permettere ai lavoratori di fornire più facilmente il loro capitale produttivo, sia che si tratti di servizi (come la scrittura o dando discorsi) o di risorse fisiche (come automobili o spazi abitativi). Questa non è di certo una novità, ma il progresso tecnologico l’ha resa un modello d’impresa economico ed efficiente che ha aperto infinite possibilità per degli scambi reciprocamente vantaggiosi.

Nella sharing economy rientrano quelle proposte pensate per aiutare non il singolo ma più persone se non addirittura la comunità. In Italia ad esempio è nata Tabbid, la community che permette di delegare piccoli lavoretti quotidiani a privati professionisti, anziché alle imprese o a conoscenti. L’idea alla base di questo progetto è offrire da un lato una soluzione veloce per chi ha necessità specifiche ma non trova il tempo di fare una ricerca nella propria rete di conoscenze, dall’altro offre una vetrina a tutti coloro che hanno delle competenze pratiche ma non riescono a proporsi online. Il beneficio di piattaforme come Tabbid è che riescono ad aiutare concretamente l’individuo apportando allo stesso tempo un beneficio alla comunità, fornendo un servizio che prima era affidato al passaparola.

Facilitare l’incontro tra domanda e offerta, e prestare qualcosa sono due delle proposte di valore più diffuse nella sharing economy. Subito dopo troviamo la possibilità legate alla vendita ad esempio di oggetti usati o mai utilizzati, ma anche comprare qualcosa di specifico quando ci troviamo fuori casa. È l’idea della neonata meloportitu: se sei un espatriato a cui mancano i comfort di casa, un uomo d’affari che ha bisogno di documenti con urgenza, o una mamma che vuole inviare qualcosa per il figlio che studiare all’estero, con questa piattaforma entri in contatto con dei viaggiatori che possono portarlo per te eliminando spese di spedizione e tempi di attesa.

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Questi sono solo alcuni degli esempi più recenti e vicini al territorio italiano, dove iniziative come quelle menzionate iniziano ad affacciarsi sul mercato, mentre le piattaforme internazionali hanno già preso piede. La sharing economy diventa sempre una mentalità, un modo di ottimizzare le risorse che sfuma una separazione tra pubblico e privato imposta dalla società dei consumi. Un ritorno alle origini della collettività favorito dalla tecnologia, che come sempre non né buona né cattiva. Tutto dipende da come viene usata.

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