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Il professionista abusivo rischia il carcere

Chi svolge abusivamente la professione di dottore commercialista o consulente del lavoro, senza titolo abitativo, rischia di finire in carcere. Lo ha stabilito la Cassazione che, con sentenza n.26617/2016, ha respinto il ricorso presentato da un soggetto che, per oltre un anno tra il 2007 e il 2008, aveva esercitato attività riservata alle suddette categorie prima di essere accusato e condannato sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello di Genova.

Il “professionista abusivo” si era difeso invocando la carenza di dolo e lo svolgimento dell’attività attraverso una società di servizi, il cui oggetto ricomprendeva proprio le attività di consulenza prestate. La Suprema Corte, però, ha giudicato inammissibile il ricorso per genericità e manifesta infondatezza. Chi ha effettivamente garantito le prestazioni contabili richiamate nel capo di imputazione, infatti, non era in possesso del titolo di studio ed abilitato e, pertanto, del tutto inidoneo. Il soggetto, invece, ha incontestabilmente svolto in maniera professionale e continuativa una serie di atti che sono univocamente individuati di competenza specifica di dottori commercialisti e consulenti del lavoro, come già emerso con chiarezza nella sentenza impugnata.

Di fronte a questi elementi inequivocabili, la Cassazione non ha potuto far altro che respingere il ricorso e condannare il professionista abusivo anche al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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