Le anticipazioni del tradizionale rapporto SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’industria del Mezzogiorno), mai come in questa circostanza, lasciano poco spazio alle interpretazioni. I dati fotografano Un Paese diviso e diseguale, dove in particolare il Sud Italia scivola sempre più nell’arretramento. Basti pensare che nel 2014, per il settimo anno consecutivo, il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%), il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di 15 anni fa, i consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13% e gli investimenti nell’industria in senso stretto addirittura del 59%. Se consideriamo semplicemente i redditi percepiti, nel 2014 quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12mila euro annui rispetto al 28,5% del Centro-Nord.
Per quanto concerne il periodo osservato (dal 2001 al 2014) il tasso di crescita cumulato è stato +15,7% in Germania, +21,4% in Spagna, +16,3% in Francia. Negativa la Grecia (-1,7%) ma mai quanto il Sud Italia che, con un allarmante -9,4%, sembra far parte di un’altra nazione se consideriamo il +1,5% del Centro-Nord. In termini di Pil pro capite, il Sud Italia nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586
euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno. Nel 2014 la regione più ricca è stata il Trentino Alto Adige con 37.665 euro seguito da Valle d’Aosta (36.183), Lombardia (35.770), Emilia Romagna (33.107 euro) e Lazio (30.750 euro). Nel centro-sud la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (22.927 euro), seguita da Sardegna (18.808), Basilicata (18.230 euro), Molise (18.222 euro), Puglia (16.366), Campania (16.335) e Sicilia (16.283). La regione più povera è la Calabria, con 15.807 euro: il suo divario con il Trentino è di quasi 22mila euro.
Potremmo continuare con un lungo e doloroso elenco di dati angoscianti, ma la verità è che la situazione del Sud Italia è senza paragoni in Europa anche a livello di occupazione, consumi, investimenti, produttività, crescita demografica. Nel 2014 si sono registrate appena 174mila nascite in tutto il meridione, il livello più basso degli ultimi 150 anni. E le cui conseguenze sono facilmente immaginabili. “Il Sud Italia sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni” – recita testualmente il rapporto Svimez.