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Agenzia delle Entrate, whistleblowing contro la corruzione

#Noicontrolacorruzione Parte in Agenzia procedura di #whistleblowing. E-mail criptata per denunciare comportamenti illeciti dei dipendenti“. Con questo tweet apparentemente incomprensibile, l’Agenzia delle Entrate ha inaugurato una nuova era nell’atavica lotta contro la corruzione.

Se intendiamo perseguire davvero la lotta all’illegalità fiscale noi per primi dobbiamo essere l’emblema della legalità e dell’onestà. Il sonno dell’etica non ci è consentito, nemmeno il sentimento d’onestà a intermittenza. Il messaggio è: noi contro la corruzione“. Sono le affermazioni di Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle Entrate, che ha commentato con orgoglio l’invio di questo manuale anticorruzione ai propri lavoratori.

Ma cos’è il whistleblowing? La parola whistleblower viene dall’inglese “to blow the whistle”, tradotto letteralmente in “soffiare il fischietto”, che ci riporta con la memoria alla “gola profonda”, l’informatore segreto che con le sue rivelazioni alla stampa diede origine allo scandalo Watergate. In pratica, l’Agenzia delle Entrate ha introdotto per i propri dipendenti il meccanismo della “soffiata interna“: attraverso caselle criptate di posta elettronica, gli informatori potranno segnalare comportamenti illeciti mantenendo l’anonimato. In questo modo viene tutelato il lavoratore che denuncia un’irregolarità nel proprio ambiente di lavoro, senza correre il rischio di eventuali ritorsioni da parte di colleghi o superiori.

Decisione al passo con i tempi quella dell’Agenzia delle Entrate, che recepisce un modello ampiamente diffuso negli Stati Uniti ma visto ancora con una certa diffidenza in Europa. E che, ne siamo certi, aprirà la strada all’utilizzo di questo strumento anche in altri ambiti. Una questione di cultura e senso civico, prima ancora che di diritto.

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