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La Cina e il “sogno cinese”: prove tecniche di dialogo

Papa Francesco twitta di voler volare in Cina. Il Presidente cinese – solo 4 giorni fa – negli Usa per la prima visita di Stato. E qualcuno paventa il “ritorno di Confucio”. Non è un caso che in questa congiuntura economico astrale Maurizio Scarpari (Professore di Lingua cinese classica dal 1977 al 2011 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha ricoperto le cariche accademiche di Prorettore Vicario e di Direttore del Dipartimento di Studi sull’Asia Orientale) scriva un libro di visione sul Paese che traballa (e fa traballare il mondo) tra tradizione e mercato.

Un po’ come per l’India (e Federico Rampini docet) non è possibile leggere la Cina con i parametri occidentali. Ne’ dal punto di vista economico ne’ tantomeno politico. Per questo, partendo dalla filosofia, dai simboli, dalle raffigurazioni, Scarpari prova a disegnare uno scenario a cominciare dal filosofo che ha originato il complesso sistema culturale e di amministrazione pubblica cinese.

È stimolante l’idea che il soft power sia stato teorizzato in Cina sin dall’antichità e che l’idea di generazione del consenso passasse per la diffusione di cultura. Ci sarebbe da domandarsi quanto questa matrice culturale e politica non sia paragonabile – con i dovuti distinguo – a quella del mondo occidentale. E soprattutto quanto questo abbia ripercussioni oggi nei sistemi politici ed economici.

Di certo la Cina esce oggi dall’isolamento del secolo scorso per rivendicare un ruolo internazionale. Anche a costo di confrontarsi inevitabilmente con il mondo occidentale. E attinge dalle sue matrici culturali antiche – come ci conferma Scarpari – per recuperare massimo consenso interno e rilanciare il proprio ruolo nel mondo. E non solo sui mercati.

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Il presidente Xi Jinping ha già espresso la necessità di una maggiore conoscenza reciproca di due mondi apparentemente lontani, durante l’amichevole conversazione con Obama, la prima della storia. In comune: l’impegno per l’ambiente, la lotta alla guerra informatica e linea di confronto sui temi commerciali e militari. Prove tecniche di comunicazione più che di cooperazione.
Intanto la prima mostra di Arte cinese al Metropolitan Museum di New York chiude con 800 mila visitatori. Sarà che il lusso è un tema trasversale ma la curiosità emotiva e culturale verso questo mondo ormai esiste. Ed esiste nelle pieghe delle nostre città oltre che in quelle dei nostri pantaloni. Inutile negarlo.

Ecco perché il “sogno cinese” descritto nel visionario libro di Scarpari e quello così autentico di Papa Francesco sono le premesse per una riflessione tutta occidentale su una inevitabile apertura, per non dire alleanza, con un pezzo di umanità, storia, geografia, politica che avremmo bisogno di avvicinare a noi e capire fino in fondo. Croci e delizie della globalizzazione. Quella che trae origini da Confucio, Aristotele, Platone, a questo punto non importa.

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