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Concorsi pubblici, oltre al voto avrà valore anche l’ateneo di provenienza

La rivoluzione nei concorsi pubblici annunciata dal governo passa anche dal voto di laurea. Un emendamento alla delega PA, all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera, dopo il via libera del Senato, prevede che in caso di selezioni pubbliche, non si terrà conto solo del titolo di studio conseguito e del voto, bensì dell’istituzione che lo ha assegnato.

Questa la proposta del deputato PD Meloni volta ad eliminare gli effetti distorsivi nella valutazione dei titoli accademici e nella assegnazione dei relativi punteggi. In pratica si prevede di assegnare un voto medio ai singoli istituti, che verrà considerato per esempio in caso di parità di punteggio ottenuto dalla valutazione del voto di laurea.

Sempre nell’ambito dei concorsi, verrà data importanza essenziale alle lingue straniera, che dovrà essere sempre verificata come requisito di partecipazione. Si tenderà così ad ottenere una valutazione uniforme dei candidati introducendo format centralizzati per i concorsi, e una megastruttura, senza ulteriori costi per la pubblica amministrazione, che gestirà le prove in modo da evitare comportamenti tesi ad aggirare le regole.

La questione che si apre ora è delicata: dovranno essere individuati i criteri che peseranno quanto valga ogni voto nei singoli atenei. Un’indicazione potrebbe arrivare dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Anvur), istituita nel 2006. L’ultima classifica che riguarda i grandi atenei, pubblicata nel 2013, vede ai primi posti Padova, Milano Bicocca e Verona. Seguono poi le università di Verona, Bologna, Pavia, Torino, Modena e Reggio Emilia, Parma, Roma Tor Vergata e Milano. 

La maggiore critica rivolta all’emendamento è che si potranno innescare comportamenti tesi a privilegiare università meno selettive, dove è più facile laurearsi, rispetto ad atenei in cui è più difficile laurearsi ma che offrono piani di studio maggiormente formativi e qualificanti rispetto ai primi.

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Non si registrano prese di posizione contro questo emendamento, il Ministro della Funzione Pubblica rimane prudente e rinvia la discussione al Parlamento dove sicuramente il dibattito intorno all’argomento sarà animato.

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