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Quando una fotocopia può costare il licenziamento

Una fotocopia può costare il posto di lavoro. Almeno secondo la Suprema Corte di Cassazione che, con sentenza n.4596 del 6 marzo, ha stabilito che è legittimo il licenziamento del dipendente che si appropria e fotocopia documenti aziendali riservati, contenenti descrizioni e istruzioni tecniche sulle modalità di produzione di alcuni prodotti.

Nel caso oggetto della decisione, è stato discusso il ricorso presentato da un lavoratore per impugnare il licenziamento subito. La motivazione di questa decisione da parte dell’azienda presso cui prestava servizio, che si occupa di gruppi frigoriferi ed accessori, è quella di aver fotocopiato e detenuto documenti riservati contenenti descrizioni e istruzioni tecniche dei procedimenti e delle modalità di produzione. Il dipendente, contestando la scelta dell’azienda, aveva chiesto il reintegro del posto di lavoro e anche il risarcimento dei danni.

Il ricorso è stato categoricamente rigettato in tutti i gradi di giudizio. Con la sua condotta il lavoratore, un operaio specializzato che aveva precedentemente subito già un demansionamento, si è reso protagonista di un grave inadempimento degli obblighi di fedeltà e riservatezza, diffondendo notizie e dati tecnici che potevano ledere il segreto industriale, nello specifico il “know how”.

La Cassazione ha riconosciuto la piena legittimità del licenziamento nei confronti del dipendente che si appropria e fotocopia documenti aziendali riservati, contenenti descrizioni e istruzioni tecniche sulle modalità di produzione di alcuni prodotti specifici. Inoltre, ha ribadito che l’allontanamento da parte del datore di lavoro è giustificato dalla gravissima violazione posta in essere dal lavoratore.

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