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Grecia, effetti simili al crack Lehman Brothers

Dopo mesi di turbolenza, la resa dei conti tra la Grecia e il resto d’Europa sembra essere ormai imminente. In seguito al rifiuto dell’esecutivo di tagliare le pensioni agli anziani e di aumentare l’IVA sui medicinali e sull’energia elettrica, sembra che il paese non sia più in grado di rimborsare la somma di 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale entro il 30 giugno.

Il probabile default greco nei confronti dell’FMI alimenta il dibattito fra i paesi dell’Europa. Tedeschi, finlandesi, slovacchi e olandesi sembrano preoccuparsi più dei loro problemi interni che delle sofferenze dei greci. Alcuni politici europei non sono ciechi di fronte al problema Grecia ma si rifiutano di ridurre il debito e, dopo aver imposto tassi di interesse penalizzanti sui finanziamenti concessi alle banche elleniche, premono affinché non si riversino direttamente sui contribuenti le ripercussioni di politiche nazionali imposte a livello europeo. Altri, invece, sostengono che il paese ellenico debba ottemperare ai suoi impegni indipendentemente dalle ripercussioni a livello umanitario ed economico, costringendo di fatto il paese all’uscita dall’euro e sperando di poter arginare le conseguenze senza panico e senza contagio (ricordiamo che il paese si trova già in uno stato in cui la disoccupazione versa al 25% mentre quella giovanile è al 50%).

In realtà sembra lo stesso atteggiamento che nel settembre 2008 indusse il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti a lasciare che Lehman Brothers fallisse, incurante degli effetti negativi di cui oggi non riusciamo ancora a liberarci. Una eventuale uscita dall’euro della Grecia, infatti, farebbe venire meno la solenne promessa sulla irreversibilità della moneta unica e sulla sua longevità. Come minimo i membri più deboli della zona euro sarebbero sottoposti a forti pressioni del mercato, per non parlare poi del rischio di un nuovo circolo vizioso fatto di panico di corse agli sportelli bancari per prelevare i risparmi, facendo sostanzialmente deragliare la ripresa economica appena iniziata.

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Altri scenari, tuttavia, si potrebbero aprire con l’intervento della Russia che sarebbe disposta, in cambio di un accordo sul gasdotto Turkish Stream, a dare sostegno finanziario alla Grecia. Una cosa sembra chiara: premessa la precisa responsabilità dei governi ellenici nei confronti dei propri cittadini, la decisione finale spetta all’Europa.

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