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Ikea non paga le tasse in Europa. Eluso un miliardo di euro

Ikea non avrebbe pagato tutte le imposte dovute in Europa per circa 1 miliardo di Euro. È questo lo sconvolgente risultato di un dossier commissionato dal gruppo dei Verdi del Parlamento Europeo al ricercatore Marc Auerbach. Il rapporto, prodotto dal ricercatore in 28 pagine, descrive come l’Ikea attraverso un complesso sistema di scatole cinesi, riesca a ridurre per il momento in modo lecito l’entità delle imposte che altrimenti sarebbero dovute attraverso le vie ordinarie.

Lecito si, ma con degli strani movimenti tra paesi che hanno portato, tra il 2009 e il 2014, a una perdita di incasso di imposte di 36,6 milioni per la Germania, 23,8 per la Francia e 10,1 per la Svezia. Il sistema, come spiegato sulle pagine di Repubblica prevede il pagamento da parte delle varie filiali Ikea di royalties del 3% delle proprie vendite alla sede olandese, l’Inter Ikea Group, che è controllata da una fondazione, la Stichting Ingka. Attraverso questo pagamento di royalties i negozi riducono la loro base imponibile. Il meccanismo definito da Auerbach di “tax migration”, consentiva a queste royalties di passare dall’Olanda al Lussemburgo fino ad arrivare al Liechtenstein alla ricerca dell’imposizione fiscale più favorevole.

Il dossier è stato inviato a 5 quotidiani Europei: Repubblica, Spiegel, Le Monde, El Pais, The Guardian e ha come obiettivo, come spiega Monica Frasson, co-presidente del Partito Verde Europeo, sulle pagine di Repubblica. “spingere l’Unione Europea a provvedere con una legge specifica in materia. E’ un lavoro che stiamo portando avanti da molto tempo sul tema dell’evasione e dell’elusione fiscale soprattutto da quando l’anno scorso è esploso il LuxLeaks. Questo dell’Ikea è il gioco delle tre carte, un sistema di passaggio di profitti da un Paese e da una società all’altra che permette l’ottimizzazione delle tasse. Se ci fosse una situazione di trasparenza, non sarebbe possibile metterlo in atto. Il problema è che la normativa europea impone l’unanimità per la legislazione in materia fiscale: è una norma che porta all’immobilismo“.

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L’Ikea ha replicato con un breve comunicato affemando di “pagare le tasse in linea con le leggi e i regolamenti, ovunque siamo presenti come rivenditori, produttori o in qualunque altra forma. Abbiamo un forte impegno per condurre le nostre operazioni in modo responsabile e dare un contributo alle società all’interno delle quali operiamo”. Ikea aggiunge che nel 2015 ha pagato tasse sui ricavi per 822 milioni di euro in totale, con una percentuale media di circa il 19%“.
Vedremo che posizioni e che misure adotterà l’Unione Europea.

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