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Immigrati di seconda generazione: l’indagine dell’Istat sui nuovi italiani

L’Istat approfitta del suo 90° compleanno per tracciare, nel suo rapporto annuale sullo stato del paese, un quadro storico sui mutamenti demografici avvenuti in Italia dal 1926 ad oggi. Ai giovani immigrati di seconda generazione dedica un corposo dossier sul loro livello di integrazione, la loro percezione del presente e le loro aspettative future.

Sono circa 1 milione i ragazzi stranieri sotto i 18 anni che sono nati nel nostro paese. Rappresentano il 72,7 per cento del totale dei minori stranieri residenti in Italia. I più numerosi sono marocchini e albanesi mentre ai cinesi spetta il primato del numero di nati in territorio italiano in relazione al totale dei giovani under 18 della stessa comunità. 9 cinesi su 10 sotto i diciott’anni hanno un certificato di nascita italiano.

Le statistiche sugli immigrati di seconda generazione ci dicono che quasi il 90% dei giovani stranieri nati in Italia diventa cittadino italiano al raggiungimento della maggiore età. Complessivamente negli ultimi anni il numero di stranieri che ogni anno ottiene la cittadinanza italiana è aumentato sensibilmente, nel solo 2014 sono stati quasi 130 mila, una cifra più che raddoppiata rispetto ad appena tre anni prima. Attualmente ogni 100 cittadini stranieri residenti nel nostro paese 3 possiedono la cittadinanza italiana.

Sono tre le finestre attraverso cui si diventa cittadini italiani: per trasmissione, per compimento della maggiore età e per matrimonio. Naturalmente per i giovani delle comunità di immigrati di lungo corso è maggiore l’acquisizione per trasmissione, ereditata dai genitori. Mentre filippini e cinesi sono le comunità in cui più alto è il numero di ottenimento della cittadinanza per elezione al 18° anno di età rispetto a quella per trasmissione.

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Ma per la realizzazione di una società multiculturale a basso livello di conflittualità il concetto di “cittadinanza formale” non basta, altrettanto importante è comprendere e favorire quello di “cittadinanza sostanziale”. L’indagine sull’integrazione degli immigrati di seconda generazione svela che il 47,5% dei nati in Italia si sente italiano, il 23,7% no, il resto non sa rispondere. Si scopre che i ragazzi che si “sentono italiani” appartengono alle comunità che hanno più interazioni con gli autoctoni, che frequentano amici italiani e che dichiarano di parlare bene o molto bene la nostra lingua. Sono soprattutto di provenienza europea, moldavi e rumeni, con alcune interessanti eccezioni: il 35,8% dei marocchini, compresi quelli arrivati dopo la nascita, si sente italiano. I più distanti dal “sentimento italico” sono sudamericani e asiatici, Cina in testa.

Tuttavia tra i cinesi, a fronte di una quota contenuta di ragazzi che dichiarano di sentirsi italiani, elevate percentuali di giovani in Italia vogliono restarci. Numeri che contraddicono il trend generale sulle aspettative e sui desideri degli immigrati di seconda generazione circa il loro futuro professionale. Il 46,5% infatti dichiara di voler cercare altrove, fuori dall’Italia, la propria fortuna. Su questo fronte l’integrazione è a un passo, il 42,3% dei loro coetanei italiani la pensa allo stesso modo.

Ad ogni modo un numero sempre maggiore di giovani stranieri diventerà a tutti gli effetti italiano negli anni a venire. Anche su di loro, in proporzione sempre crescente, ricadrà la responsabilità di tirare avanti questo difficile paese. Forse ci converrebbe trattare questi ragazzi meglio di come abbiamo fatto finora, piaccia o non piaccia ormai è gente di famiglia.

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