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La casa è ancora un bene rifugio?

Un dato è certo, la crisi ci ha dispensato una lezione di sobrietà che resterà alla base dei comportamenti di consumo anche nei prossimi anni. Il modello di consumo dell’italiano medio si è profondamente modificato, complice anche l’avvento di internet e l’espansione della grande distribuzione che dall’alimentare si è diffusa anche all’abbigliamento, con la nascita dei primi outlet e delle grandi catene.

La classe media è stata colpita al cuore e si è innescato un processo di proletarizzazione e di perdita di identità che si sono riflessi sui comportamenti di consumo. Oggi siamo in un’epoca di sobrietà, in parte subita e in parte voluta, dove la casa ha spostato il baricentro delle spese libere a quelle obbligate, che riguardano appunto l’abitazione, la sanità, le assicurazioni, i carburanti, ed il reddito disponibile al netto di queste voci è diminuito tanto da ridurre al minimo le possibilità di scelta del consumatore.

La voce relativa alla casa è quella che vanta il peso maggiore tra le spese non alimentari e ha registrato l’incremento più significativo negli ultimi 20 anni; infatti il costo di utenze, bollette, affitti e ristrutturazioni è cresciuto del 127 per cento. Negli ultimi 20 anni è cambiato anche il rapporto degli italiani con quello che era considerato il bene rifugio per eccellenza. Oggi la netta maggioranza sceglie la proprietà, ma sono cambiate le proporzioni. Negli anni 90 il 68% optava per l’acquisto ma il 25,3% sceglieva ancora l’affitto.

Oggi, invece, la quota degli affittuari si è fermata al 18 per cento, ed è aumentato il divario tra la fascia medio-alta che si sposta per lavoro e quella bassa fortemente colpita dalla crisi, che non può permettersi l’acquisto (fonte Nomisma). Con la famiglia che si restringe e il reddito che si assottiglia anche gli spazi subiscono un ridimensionamento di circa 10-12 metri quadrati. Mentre negli anni 90 la dimensione media più gettonata era di 95-98 metri, oggi siamo scesi a 80-85.

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Per quanto riguarda gli aspetti fiscali legati al possesso di una casa una indagine di Confartigianato ha rilevato che in due anni, dal 2011 al 2013, nel passaggio da Ici a Imu, le tasse sulla casa sono aumentate del 107,2%. E con l’introduzione della Tasi, (nuova tassa sui servizi indivisibili) le cose sono destinate a peggiorare.

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