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Olio d’oliva spacciato per extravergine: consumatori ingannati

Consumatori ingannati da false etichette: è questa l’accusa rivolta a 7 aziende italiane indagate dalla procura di Torino per lo scandalo dell’olio d’oliva spacciato per olio extravergine di oliva. Sul registro degli indagati del procuratore Raffaele Guariniello, a seguito di un’inchiesta svolta dai Nas di Torino, sono finiti i rappresentanti legali di Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna e Antica Badia come riportato dal Corriere della Sera.

Sulle etichette delle confezioni di olio di queste aziende era scritto chiaramente che l’olio venduto era extravergine di oliva ma, in realtà, si trattava semplicemente di olio vergine, categoria inferiore per qualità e con parametri fisico-chimici diversi dal più pregiato olio extravergine.

L’inchiesta dei Nas era partita nel giugno 2015 a seguito di una segnalazione inviata a Guariniello dalla mensile Il Test, testata che si occupa della tutela dei consumatori, che aveva effettuato, a maggio, una sua inchiesta sulle confezioni di olio d’oliva incriminate. L’indagine della rivista aveva portato a esaminare 20 bottiglie di olio d’oliva dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, uno dei più qualificati in Italia. Per avere lo status di olio d’oliva extravergine l’Unione Europea prevede il superamento di un test particolare in cui gli oli esaminati non devono presentare alcun difetto, ma il test, effettuato attraverso la prova organolettica, aveva evidenziato come ben 9 bottiglie su 20, fossero non “pure” e quindi in presenza di difetti declassate a semplice olio d’oliva vergine.

È bene precisare che la procura indaga sulla frode rivolta ai consumatori per l’inganno delle etichette e non sulla nocività dei prodotti; i prodotti infatti, nei test effettuati non sono risultati nocivi per le persone. Olio d’oliva extravergine che inoltre ha un prezzo all’ingrosso ben maggiore rispetto all’olio d’oliva vergine (sempre secondo la rivista Il Test con un incremento del 30/40%), quindi oltre che per pubblicità ingannevole i consumatori potrebbero aver subito anche un danno economico dovuto alla falsa indicazione sulle etichette.

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Il ministro delle politiche agricole Martina, come riportato sul Corriere della Sera, ha dichiarato:“Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano“, dichiarando anche che sono aumentati i controlli in un periodo, per l’olio, tra i più complicati di sempre (anche per via della xylella): “Da mesi abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione“.

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