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La pressione fiscale dei Comuni è insostenibile

Una pressione fiscaleai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali“. Questa è probabilmente la considerazione più importante dell’attesissima relazione relazione pubblicata dalla Corte dei Conti, che ha esposto unitariamente i dati di cassa dell’esercizio 2014 della finanza regionale e comunale, posti a raffronto con i risultati del triennio precedente e con gli esiti del monitoraggio sul Patto di stabilità interno, offrendo così una visione d’insieme degli effetti finanziari e delle problematiche che hanno interessato i due comparti.

Tra il 2008 ed il 2015, secondo la Corte dei Conti, la dimensione complessiva delle correzioni di spesa poste a carico degli enti territoriali (per i vincoli imposti dal Patto di stabilità) ha raggiunto i 40 miliardi (pari al 2,4 per cento del Pil), con riduzione dei trasferimenti dallo Stato per circa 22 miliardi (e dei finanziamenti nel comparto sanitario regionale per 17,5 miliardi). Ne è derivato, per gli enti locali, un inasprimento della pressione fiscale, e per le Regioni, a causa di una diversa disciplina del Patto, una compressione delle funzioni extra-sanitarie, con flessione, soprattutto, delle spese di investimento.

In sintesi, una pressione fiscale elevatissima ma “giustificata” dagli interventi correttivi del Governo che gli amministratori locali hanno cercato di compensare nel modo più semplice, cioè aumentando le imposte locali. A pagarne le conseguenze, come spesso accade, sono i cittadini.

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