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Regime dei minimi: proroga al 2015 per l’aliquota al 5% e ricavi a 30.000

Il terremoto portato dall’introduzione del nuovo regime forfettario, che sarebbe dovuto partire dal 2015 con la conseguente abrogazione dei precedenti regimi agevolati, è stato temporaneamente “messo in sicurezza” con la concessione di una proroga a tutto il 2015 per vecchio regime dei minimi.

Il nuovo regime con aliquota di imposta al 15% e un limite di ricavi decisamente inferiore ai 30.000 euro previsti dal regime dei minimi precedentemente in vigore, aveva portato non pochi malumori a parecchie categorie di partite iva, soprattutto i professionisti e i lavoratori autonomi.

Con due emendamenti al ddl Milleproroghe approvati oggi nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera però, si è arrivati alla risoluzione di due importanti nodi che tante polemiche avevano sollevato. La già citata abrogazione del vecchio regime dei minimi e l’aumento dell’aliquota percentuale relativa ai contributi versati dai soggetti alla Gestione Separata Inps.

Entrambi i nodi si sono risolti positivamente: i due emendamenti hanno portato alla proroga del regime dei minimi con aliquota al 5% a tutto il 2015 e al blocco dell’aumento dell’aliquota INPS relativa alla Gestione Separata, fissato anche per quest’anno al 27,72%. Aumenti previsti, invece, nel 2016 del 28% e per l’anno 2017 del 29%.

La proroga del regime dei minimi darà quindi, in fase di apertura della partita iva, la possibilità di optare, rispettando i requisiti richiesti per l’accesso al regime, o per il nuovo regime forfettario o per il vecchio regime dei minimi.

Ricordiamo quali sono le principali differenze tra i due regimi:
il modo con cui si arriva a calcolare il reddito. Il forfettario permette di calcolare il reddito applicando ai ricavi delle percentuali di costo “forfettarie” stabilite a priori in base a delle tabelle ministeriali collegate ai codici attività delle imprese e sul risultato si applica il 15%, ottenendo così l’imposta. Il regime dei minimi invece porta a determinare il reddito semplicemente sottraendo ai ricavi i costi e applicando l’aliquota del 5%.
i diversi limiti di ricavi dei due regimi: mentre il forfettario ha dei diversi limiti di ricavi legati al tipo di attività che si andrà ad intraprendere (per alcuni tipi di attività, come per esempio le attività professionali, il limite è di 15 mila euro), il vecchio regime dei minimi ha il tetto massimo di ricavi pari a 30 mila euro.
durata del regime. Il forfettario, rispettando i requisiti richiesti, può durare per sempre, mentre il regime dei minimi ha una durata di 5 anni dalla apertura o fino al raggiungimento dei 35 anni di età.
modalità di accesso al regime. Il forfettario permette l’accesso a chiunque abbia i requisiti, quindi anche chi era in regime ordinario. Il regime dei minimi no, poichè prevalentemente rivolto alle nuove partite iva.

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Una decisione quella presa attraverso i due emendamenti che ha praticamente messo in discussione la stessa introduzione del regime forfettario. Si arriverà all’eliminazione del forfettario? Si assisterà ad una nuova riforma del vecchio regime dei minimi? Lo scopriremo solo vivendo, con buona pace dei commercialisti e consulenti che si trovano a dover fronteggiare i cambi in corsa del Governo con le relative ripercussioni sui propri clienti.

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