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Schiavitù moderna: 46 milioni di schiavi nel mondo

Quando sentiamo la parola schiavitù, molti di noi pensano alla guerra civile americana, o all’Impero Romano. E’sorprendente quante persone sembrano essere completamente all’oscuro che la schiavitù, in una moltitudine di forme, continua ad esserci nel mondo d’oggi. In realtà, possiamo dire di vivere in un’epoca in cui molte più persone sono oggi ridotte in tale stato attraverso il traffico di esseri umani, il lavoro forzato, la servitù per debiti, matrimoni servili o sfruttamento sessuale a fini commerciali di quanto mai lo siano state prima nella storia umana.

Non può essere mai stimato con precisione quante persone si trovino a vivere in una qualche forma di schiavitù moderna, ma la nuova stima per il 2016 del Global Slavery Index conta quasi 46 milioni di persone. Per intenderci, l’equivalente di tutta la popolazione della Spagna. Molto di più di quanto si pensasse.

Il Global Slavery index è il frutto di una ricerca meticolosa della Fondazione australiana “Walk Free”. I loro ricercatori hanno bussato alle porte di quasi ogni governo per chiedere i dati necessari e hanno condotto interviste con migliaia di persone in tutto il mondo. I risultati sono scioccanti e danno molto da pensare.

La maggior parte degli schiavi moderni, circa il 58 per cento dei citati 46 milioni, vivono in soli cinque paesi – India, Cina, Pakistan, Bangladesh e Uzbekistan. In termini pro capite, nessun paese ha una più alta percentuale di schiavi moderni che la Corea del Nord. Si stima che più del quattro per cento della sua popolazione viva in tali condizioni.

Ora, quelli di noi che vivono nel mondo “sviluppato” non dovrebbero essere indotti a concludere che la schiavitù sia un fenomeno confinato ai paesi in via di sviluppo o sotto regimi totalitari. Infatti, come l’indice mostra abbastanza chiaramente, la schiavitù è ovunque.

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GSI 2016

Prendiamo ad esempio il Regno Unito, che banalmente agli occhi di tutti non è comunemente visto come un luogo dove la schiavitù potrebbe fiorire. Eppure, l’Indice Globale di schiavitù classifica il Regno Unito ben al 52° posto di una classifica di 167 paesi analizzati – non esattamente un gran risultato. Sicché, le persone in condizioni di schiavitù si possono trovare nei luoghi più inaspettati – dai bambini vietnamiti costretti a faticare nelle fattorie illegali di cannabis nel nord-ovest della Gran Bretagna, ai lavoratori per l’infanzia stranieri a Londra il cui status di immigrazione è legato a quella dei loro datori di lavoro stranieri.

Ma, almeno in Gran Bretagna, il Modern Slavery Act*, introdotto nel 2015 per affrontare la schiavitù nel Regno Unito e consolidare i reati precedenti relativi alla tratta e la schiavitù, è un passo importante nella giusta direzione al fine di mobilitare le imprese a dare un’occhiata più da vicino alle schiavitù presenti nelle loro catene di approvvigionamento. Ciò che serve è sicuramente una più ampia consapevolezza pubblica dei rischi di schiavitù in quasi tutte le attività umane. È ora di sradicare la piaga della schiavitù moderna una volta per tutte.

*L’atto contiene una serie di disposizioni:
– L’introduzione di due nuove leggi civili per permettere ai giudici di porre restrizioni sui condannati per reati, o su coloro che sono stati coinvolti in tali reati, ma non ancora condannati;
– La creazione di un commissario “Anti-Slavery”, indipendente per incoraggiare le buone pratiche sulla prevenzione dei reati e l’identificazione delle vittime (Il primo commissario è stato Kevin Hyland);
– La creazione di meccanismi per la confisca dei beni dei trafficanti e canalizzazione alcuni di quei soldi nei confronti delle vittime per i “pagamenti di compensazione”;
– La creazione di una nuova difesa legale dal traffico di vittime costrette a compiere reati.

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