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Winterkorn: lascia la maglia 58 dei più potenti al mondo

La rivista americana Forbes gli aveva regalato la maglia numero 58 dei più potenti del mondo. Lui si chiama Martin Winterkorn e nel giro di poche ore – quelle giuste per mettere in crisi un sistema economico politico – ha dovuto cominciare a togliersi le medaglie di una vita. Rassegnando, ad esempio, le dimissioni da Ad del gruppo Volkswaghen.
Una di quelle carriere eccellenti che in Germania “si può” (o forse “si poteva”). Di certo la lapidaria dichiarazione “la Volkswaghen ha bisogno di un nuovo inizio anche in termini di personale” chiarisce ogni dubbio su un incarico che stava per essere prolungato per altri 3 anni. Meglio o peggio, chi lo sa.

Bloomberg invece una cosa la sa e la dice: la pensione dell’ingegnere metallurgico più googleato delle ultime ore è di 28,6 milioni di euro. E a discrezione del Comitato di sorveglianza la sua buona uscita (che supererebbe i 33 milioni). Lauta consolazione per il Ceo meglio pagato della Germania che si è dichiarato “scioccato” dai fatti delle ultime ore.

Eppure nell’azienda dove ha costruito buona parte della sua carriera e reputazione, sulla linea di motorizzazione diesel che equipaggia quasi tutti i modelli compatti e medi dei marchi VW, Audi (ma anche Skoda e Seat) è stato montato un SW nativo di VW, con la volontà di truccare i dati reali di emissione (clicca sul link per capire come), per rientrare nei limiti previsti dalle normative.
E oggi la famiglia Porches/Piëch torna prepotentemente e inesorabilmente alla guida del Gruppo dopo mal riusciti tentativi di far fuori Martin.

Ma chi è Winterkorn? Martin Winterkorn nasce nel 1947 e, dopo la laurea conseguita all’Università di Stoccarda in Scienza della metallurgia e fisica dei metalli e un PhD sulla ricerca e la fisica dei metalli al Max Planck Institut, inizia la sua carriera nel 1977 alla Robert Bosch.
Alla casa di Wolfsburg arriva nel 1993 e nel 2000 entra nel board del gruppo e il suo lavoro diventa fondamentale per convincere il Ceo dell’epoca Ferdinand Piëch ad approvare il Nuovo Beetle. Solo due anni dopo diventa numero uno di Audi e proprio da Ceo della casa dei quattro cerchi entra nel consiglio di amministrazione Volkswagen che sarà chiamato a guidare nel 2007 al posto di Pischetsrieder.
Nel 2015 esce vincitore da una dura guerra interna al Gruppo con Piëch, l’ex Ceo, costringendolo alle dimissioni ad aprile.

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E ora tocca a lui. Guida di un sistema e non di un’azienda la cui storia porta con se quella di un Paese. Una responsabilità non misurabile e non cedibile in cambio di pensioni, buoneuscite e persino un’auto aziendale. L’ironia della sorte gliela inserisce tra i “diritti” acquisiti (come si legge nel report 2014 del Gruppo).

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