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Apple e la lettera contro la Commissione Europea

La Commissione Europea si è espressa: Apple deve rimborsare le tasse non versate in Irlanda per via di azioni di tax ruling. L’importo da rimborsare è pari almeno a 13 miliardi di euro senza considerare gli interessi. Secondo la Commissione, Apple avrebbe goduto di aiuti illegali per oltre 20 anni nel periodo 2003-2014. L’inchiesta, durata quasi tre anni, avrebbe accertato che alcuni paesi europei come Irlanda, Lussemburgo e Olanda, avrebbero aiutato alcune società internazionali, tra cui Apple, concedendo loro accordi fiscali in cambio di investimenti sui propri territori. Accordi definiti appunto tax rulings, contrari al principio della libera concorrenza.

Protagonista della campagna “anti Apple” è stata la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager a Bruxelles che, come riportato sul Sole 24 Ore, ha dichiarato: “Questa decisione lancia un messaggio chiaro. Gli stati membri non possono aiutare alcune imprese a spese della libera concorrenza“, continuando: “Quando vengo a sapere che Apple ha pagato di tasse l’1% dei profitti, per poi arrivare a pagarne lo 0,005%, come cittadino che pago le imposte io mi sentirei arrabbiato“.

Non si è fatta attendere la risposta di Apple, arrivata attraverso una lettera di Tim Cook rivolta ai fedelissimi clienti Apple, apparsa sul sito dell’azienda di Copertino. Ecco qualche passaggio (cliccando qui è possibile leggere l’intero testo):
La Commissione Europea ha lanciato un’iniziativa che vuole riscrivere la storia di Apple in Europa, ignorare le normative fiscali irlandesi e sovvertire così l’intero meccanismo fiscale internazionale. Il parere della Commissione emesso il 30 agosto sostiene che l’Irlanda avrebbe riservato a Apple un trattamento fiscale di favore. È un’affermazione che non trova alcun fondamento nei fatti o nella legge. Noi non abbiamo mai chiesto, né tantomeno ricevuto, alcun trattamento speciale. Ora ci troviamo in una posizione anomala: ci viene ordinato di versare retroattivamente tasse aggiuntive a un governo che afferma che non gli dobbiamo niente più di quanto abbiamo già pagato“.

Vedi anche  Crisi bancarie e bail-in. Direttiva 2014/59/UE

La mossa senza precedenti della Commissione ha implicazioni gravi e di vasta portata. Di fatto è come proporre di sostituire la normativa fiscale irlandese con quel che la Commissione ritiene avrebbe dovuto essere tale normativa. Sarebbe un colpo devastante alla sovranità degli Stati membri in materia fiscale e al principio stesso della certezza del diritto in Europa. L’Irlanda ha dichiarato di voler ricorrere in appello contro la decisione della Commissione. Apple farà altrettanto, e siamo fiduciosi che l’ordine della Commissione verrà ribaltato”.

“Nel caso di Apple, quasi tutte le operazioni di ricerca e sviluppo si svolgono in California, quindi la stragrande maggioranza dei nostri profitti è tassata negli Stati Uniti. Le aziende europee che operano negli USA sono tassate secondo lo stesso principio. Eppure, oggi la Commissione sta chiedendo di modificare retroattivamente queste regole”.

Noi non rinunciamo al nostro impegno in Irlanda: vogliamo continuare a investire, a crescere e a servire i nostri clienti con passione immutata. Siamo fermamente convinti che i fatti e i consolidati principi giuridici su cui è fondata l’Unione Europea finiranno per prevalere“.

L’ultima frase è rassicurante, lasciando trasparire la volontà di Apple di non abbandonare i suoi investimenti in Europa, ma con l’annunciato ricorso proposto dall’Irlanda la situazione non sembra che possa risolversi in poco tempo. Attendiamo quindi sviluppi in merito.

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