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Inflazione USA gennaio sopra le attese: i prezzi al consumo

L’inflazione USA su base mensile a gennaio cala meno del previsto rispetto a dicembre. Questa è una notizia che non aiuta l‘Europa che hanno visto faticare i propri indici di Borsa e vede escludere la possibilità di riduzione dei tassi di interesse da parte delle Federal Reserve e dalla Bce in Europa.

Infatti, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4 per cento nel mese di gennaio 2024 rispetto allo 0,3 per cento del mese precedente del 2023 e l’indice core dell’inflazione che secondo le previsioni degli analisti doveva essere del 2,9 per cento ma si è attestato al 3,1 per cento su base annuale, secondo i dati riferiti dal Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo, composto dai beni più volatili come ad esempio cibo ed energia, ha registrato questi dati sull’inflazione a causa dell’andamento dei costi sull’abitazione e dei servizi sanitari. 

L’impatto di questi dati nega la possibilità relativa alla Fed per decidere di adottare misure per una diminuzione dei costi del denaro e dei tassi ed il dollaro si rafforza sull’euro.

Rispetto all’Europa, negli USA la metodologia per effettuare il calcolo della propria inflazione è differente in quanto prevede la voce affitti figurativi che se sostituita con quella degli affitti reali la renderebbe ancora più bassa.

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Indice:

Inflazione USA in calo rispetto a dicembre: le conseguenze su tassi e mercati

I dati del CPI complessivo, il Consumer Price Index, secondo alcuni economisti, sono il risultato delle politiche della FED e dell’amministrazione Biden per combattere la crisi finanziaria e l’ inflazione negli Stati Uniti che rimane ad un livello basso nonostante le misure di espansione monetaria adottate e gli aumenti dei tassi.

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I dati relativi al mese di gennaio sull’inflazione americana portano un ottimismo da parte degli analisti nell’evitare il rischio di recessione dovuto anche alla riduzione che avvenuta significativamente anche per il costo del lavoro, con un atterraggio morbido senza perdite di costi e posti di lavoro.

Il rialzo dei prezzi al consumo su base annua porta i mercati azionari a considerare molto remota la possibilità di tagliare i tassi di interesse da parte delle Banche Centrali di Fed ed Europa.

L’aumento dei tassi è lo strumento per abbassare l’ inflazione ed attrarre gli investimenti dall’estero ma i dati di gennaio danno un segnale di ribasso per il dollaro.

Invece, l’Europa sta pagando la decisione di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, di mantenere i tassi invariati al 4,50 per cento nonostante l’aumento considerevole dei prezzi considerato come passeggero e ad una inflazione che probabilmente tornerà a salire nei prossimi mesi dopo una breve stabilizzazione.

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L’inflazione negli Stati Uniti esclude il calo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve

L’ inflazione a gennaio negli Stati Uniti è diminuita meno delle attese rispetto a gennaio 2023 ed ha portato ad allontanare gli scenari di taglio del costo del denaro da parte della Fed e di misure per diminuire i tassi a marzo.

La variazione dell’inflazione americana non si è comunque attestata al valore considerato dagli economisti come ottimale, ovvero al 2 per cento. Ricordiamo che l’indice dei prezzi americano contiene le componenti più volatili come i beni energetici ed alimentari e che la sua economia ha come caratteristiche un indice di disoccupazione basso, da redditi pro capite più alti e da prezzi energetici più contenuti rispetto allo scenario europeo. 

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Negli USA i prezzi sono aumentati rispetto allo scorso mese dei:

  • prodotti alimentari dello 0,4 per cento;
  • alloggi dello 0,2 per cento;
  • abbigliamento dello 0,9 per cento;
  • veicoli nuovi dello 0,3 per cento;
  • servizi di trasporto dello 0,2 per cento.

Invece, in diminuzione rispetto al mese scorso sono stati i prezzi per macchine e camion usati del 2,2 per cento.

Anche per l’Europa, lo scenario americano e la guerra in Ucraina hanno portato al rallentamento dell’economia globale ed a vedere al ribasso le prospettive sul PIL comunitario.

Probabilmente la BCE seguirà le future decisioni della Federal Reserve invece di prendere decisioni autonome per rafforzare la propria posizione economica e monetaria, rischiando di avere lo scenario di qualche mese fa, ovvero l’aumento dei tassi di interesse sui mutui per i privati che hanno portato l’impossibilità di accenderne di nuovi o rendere difficoltoso il loro pagamento per quelli a percentuale variabile e per le aziende il posticipare gli investimenti a scenari futuri più promettenti. 

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