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Influencer marketing e caso pandoro Balocco Chiara Ferragni 

Affidare il proprio marchio ad un testimonial per una campagna pubblicitaria che sia tradizionale o online porta a dei vantaggi ma anche a dei rischi.

Infatti, il caso Balocco Chiara Ferragni e le polemiche che ne sono seguite stanno a dimostrare che in caso di problemi, come nel caso specifico l’accusa di pratica commerciale scorretta nella campagna pubblicitaria del novembre 2022, porta al marchio dei danni di reputazione ed economici non indifferenti.

Sicuramente, un marchio come Balocco con anni di storia alle spalle supererà il momento negativo ma essendo in piena stagione natalizia, le ripercussioni in termini di vendite e visibilità positiva potrebbero essere una gatta da pelare.

L’acquisto del pandoro griffato Ferragni, al costo di oltre 9 euro rispetto circa 3,70 euro del prezzo del pandoro classico, avrebbe dovuto portare alla donazione di parte del ricavato delle vendite all’Ospedale Regina Margherita di Torino secondo quanto promesso dalle società Fenice e TBS Crew che gestiscono i marchi e i diritti della Signora Ferragni e che hanno ricevuto una multa totale da oltre un milione di euro.

Balocco impugnerà il provvedimento nei suoi riguardi dopo la maxi multa per tutelare i propri diritti in quanto aveva già anticipato la somma da donare a maggio 2022, oltre a combattere il danno di immagine della cosiddetta sola Balocco. 

Quello che ci interessa analizzare in questo articolo non è il caso del dolce incriminato di cui ormai i più sono a conoscenza ma le sue implicazioni in chiave SEO.

Indice:

La SEO dopo il caso del pandoro Balocco Chiara Ferragni e le polemiche per la mancata beneficenza al Regina Margherita

L’influencer marketing è uno strumento molto potente ma che deve essere ben gestito dalle aziende che ne fanno uso in quanto può diventare un boomerang.

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Infatti, decidere di incentrare una campagna sulla vendita di un pandoro Pink Christmas con il ricavato da oltre 1 milione non devoluto in beneficienza dall’influencer al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini che era un’operazione lodevole e dal grande impatto mediatico, legando con la comunicazione una attività commerciale

La beneficenza fa parte delle attività che attirano il pubblico e se come testimonial si sceglie un volto con grande seguito sui social può diventare uno strumento che unisce il fare bene per il prossimo e dà grande visibilità. 

Oggi, 19 dicembre, siamo a pochi giorni dal Natale e chi deve acquistare il pandoro fa la sua ricerca online per trovare quello di suo gradimento. L’utente può effettuare la ricerca su Google pandoro Balocco e prima di trovare uno dei dolci preferiti. Durante questo periodo troverà tutta una serie di notizie che riguardano il caso come ad esempio Chiara Ferragni si scusa dopo la multa e si è resa conto di aver commesso un errore di comunicazione e la decisione di devolvere 1 milione di euro al Regina Margherita di Torino per i bambini, le parole del Codacons, di Fedez e della Premier Giorgia Meloni.

Il caso del pandoro Balocco ha fatto quindi perdere ranking al marchio nel posizionamento SEO del prodotto dopo anni di lavoro pubblicitario e non che è stato fatto nel corso degli anni.

pandoro balocco

Il caso Balocco Chiara Ferragni: cosa fare quando l’influencer marketing fa flop

Quando si decide di affidare il ruolo di testimonial per una campagna pubblicitaria come quella sulla vendita del pandoro griffato con il ricaato da dare in beneficienza all’ospedale Regina Margherita, bisogna mettere in conto rischi che provengono da eventuali cose che non vadano come ci si aspetta. 

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Chiara Ferragni su Instagram è la influencer in Italia per antonomasia e spingere la pubblicità su un volto così seguito porta a dei risultati rapidi e immediati. Errori in buona fede, l’azienda avrebbe potuto vigilare meglio, la maxi multa dell’Antitrust alla Ferragni da oltre 1 milione di euro e anche quella alla Balocco, sono tutti aspetti che fanno cattiva pubblicità al marchio.

Il compito di cancellare tutta la pubblicità negativa derivante da Chiara Ferragni e il caso relativo per l’azienda piemontese non sarà semplice, anzi è praticamente impossibile.

Il consiglio di cui far tesoro in futuro è quello di affidarsi ad un piano editoriale più tradizionale, composto da contenuti che raccontano la storia del marchio e dei suoi prodotti, delle persone che lavorano per esso e dei loro successi, senza ricercare il boom di visibilità che un influencer può dare.

Muovendosi in questo modo, i risultati per un posizionamento SEO elevato saranno raggiungibili in tempi più lunghi con le parole chiave adatte ma non ci si esporrà a cadute in termini di reputazione che un volto che rappresenta l’azienda solo per un periodo limitato rispetto all’intera vita della stessa.

Sicuramente, gli utenti sapranno distinguere la bontà del marchio rispetto al feedback negativo relativo al caso di una testimonial messa sotto contratto per una campagna che è una goccia rispetto all’intera storia della propria attività commerciale.

In questo modo, sul web gli utenti saranno più attirati dalle informazioni relative agli ingredienti non modificati geneticamente o all’utilizzo del latte fresco pastorizzato alta qualità del prodotto piuttosto che a a casi negativi che coinvolgono il marchio. 

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