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Drop Ship: e-commerce a costo zero?

Le vendite online sono da tempo avviate verso un trend di sviluppo crescente, basti pensare che negli Stati Uniti rappresentano il 6% delle vendite totali ed in Italia il 3%. Si stima che in nei prossimi anni forniranno sicuramente un contributo al Pil del nostro paese, grazie anche allo sviluppo della mobile economy a cui molti settori sono ormai orientati (Entertainment, Payment, Commerce, Advertising, Smart Home, Smart Car, Enterprise Application, ecc.).

Nuovi modelli di vendita hanno affiancato quelli tradizionali, caratterizzati da una rilevante incidenza dei costi relativi agli investimenti iniziali e alla gestione del magazzino. Il drop ship è sicuramente un modello di vendita alternativo in cui è sufficiente un piccolo investimento iniziale per avviare un’attività di commercio elettronico caratterizzata dalla presenza di 3 figure:

– il venditore (colui che vende il prodotto all’utente finale);
– il dropshipper (il fornitore che spedirà il prodotto direttamente all’utente finale occupandosi anche dell’imballaggio);
– il consumatore finale;

In questo modo il venditore dovrà occuparsi esclusivamente di vendere il prodotto mediante la sua piattaforma online non preoccupandosi della gestione del magazzino, dell’imballaggio e della spedizione; il dropshipper avrà la possibilità di aumentare le sue vendite creandosi indirettamente una rete commerciale con un elevato livello di capillarità, obiettivo altrimenti raggiungibile con un notevole impiego di capitali.

Ma non è tutto così semplice come sembra! Chi ha intenzione di aprire una attività di commercio elettronico in drop ship dovrebbe focalizzare la propria attenzione alla ricerca di soluzioni che gli permettano di:
– avere una piattaforma e-commerce efficace in grado di gestire il drop ship anche in termini di tracciamento ed analisi delle vendite;
– aumentare la propria autorevolezza e la propria visibilità sul mercato a discapito della concorrenza mediante le statistiche SEO e la gestione dei feedback;
– avere fornitori affidabili con un grado di integrazione elevato (quasi real time) in modo da limitare al massimo la presenza di prodotti fuori stock e garantire la gestione di ordini elevati;
– esercitare un controllo sul prezzo di vendita dei prodotti per evitare una competizione sul prezzo ed imporre un margine di profitto di almeno il 30%;
– effettuare la vendita su siti di terze parti quali Amazon, Ebay ecc… che totalizzano milioni di transazioni commerciali quotidianamente;
– promuovere discussioni sui prodotti in vendita, sulle modalità e sulle tecniche di utilizzo in modo da suscitare l’interesse del visitatore verso il proprio sito.

Vedi anche  Regime Forfetario: spese da indicare in UNICO 2016

Questi sono alcuni degli elementi da tenere in considerazione perché internet è molto competitivo ma occorre avere una strategia personalizzata ed un piano di sviluppo ben preciso per evitare di perdere le opportunità che la rete ci offre.

Dal punto di vista della forma giuridica da adottare per una nuova attività di commercio elettronico in drop ship, si potrebbe optare o per la ditta individuale, che ha dei costi di costituzione e di gestione molto bassi, oppure, se vogliamo limitare la responsabilità patrimoniale, per la società a responsabilità limitata semplificata (Srls), introdotta recentemente nel nostro ordinamento con l’intento di favorire la costituzione e lo sviluppo di nuove imprese, che non ha oneri notarili in fase di costituzione ma solo i costi relativi alla registrazione dell’atto presso la camera di commercio ove ha sede legale.

Dal punto di vista fiscale, all’inizio si potrebbe optare per il nuovo regime forfetario introdotto dalla legge di stabilità 2015 o il vecchio regime dei minimi al 5% (Art.1 c.96-117 L.244/2007 modif. da Art.27 c.1-2 DL 98/2011) prorogato ancora per tutto il 2015, evitando accuratamente di non incorrere nelle ipotesi di incompatibilità.

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