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Studi di settore: abolizione in vista

L’esecutivo finalmente ha accolto le numerose e frequenti sollecitazioni delle categorie degli avvocati e dei commercialisti che hanno sempre dovuto fare i conti con gli studi di settore. Il Governo, infatti, sembra voler apportare importanti cambiamenti nel settore professionale dei lavoratori autonomi. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe votare a breve un nuovo “Jobs Act” previsto per la categoria dei liberi professionisti, che potranno così godere di maggiori tutele. Luigi Casero, viceministro all’Economia, ha annunciato delle nuove semplificazioni fiscali per tali lavoratori, mediante l’abolizione degli studi di settore per tutti i liberi professionisti già a partire da quest’anno.

L’intervento di semplificazione sugli studi di settore è uno degli otto punti indicati nella direttiva sugli obiettivi di politica fiscale 2016-2018 emanata la scorsa settimana dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che punta a consolidare la collaborazione tra contribuenti e amministrazione finanziaria come strumento di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. L’intento è quello di rendere gli studi di settore più efficaci senza ridurne l’attendibilità.

La semplificazione partirà dalla riduzione del numero degli studi di settore: i 204 modelli attualmente previsti, saranno raggruppati e coinvolgeranno più di 3 milioni di contribuenti circa. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre i suddetti modelli a 170, procedendo appunto ad una riunificazione tra categorie omogenee. La SOSE, ovvero la società del ministero dell’Economia che si occupa degli studi di settore, sta pensando inoltre di sostituire gli attuali 2 mila cluster (ossia i gruppi di elaborazioni statistiche omogenei) con dei nuovi modelli organizzativi di business (MOB).

Per quanto concerne i liberi professionisti, il cambiamento previsto dal Governo dovrebbe portare alla completa abolizione degli studi di settore. Da sempre gli Ordini professionali contestano l’attendibilità degli studi di settore: tra l’altro i professionisti, applicando il principio di cassa nella determinazione del reddito, non sempre riescono a evidenziare la stretta relazione tra le spese sostenute nell’anno e i compensi percepiti. 

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Assieme alla semplificazione degli studi di settore, sarà data un’ulteriore spinta alla fatturazione elettronica e all’invio di tutti i dati delle fatture sia in entrata che in uscita. In pratica si vorrebbe sviluppare una base per la dichiarazione Iva precompilata per gli autonomi, e un vero e proprio “archivio” in cui saranno disponibili in rete tutte le informazioni su rimborsi e versamenti delle partite Iva. 

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