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Cosa prevede la direttiva case green dopo il via libera UE 

La direttiva case green è stata approvata lo scorso venerdì 12 aprile 2024 dall’ECOFIN, il Consiglio dei ministri europei dell’Economia e delle Finanze. Essa entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione dell’UE in Gazzetta Ufficiale.

Questa direttiva UE è il risultato della proposta della Commissione Europea del dicembre 2021 e successivamente modificata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE ECOFIN per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici residenziali e non, con disposizioni più elastiche e meno stringenti con il suo via libera definitivo.

Infatti, la direttiva europea case green prevede le regole sull’ottimizzazione delle prestazioni di energia riguardano anche gli edifici pubblici e non residenziali ed è ha ottenuto voto favorevole da 20 Stati membri europei su 27, 5 astenuti (Croazia, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia) e 2 voti contrari (Italia e Ungheria).

L’obiettivo della direttiva case green approvata è quello di ridurre sensibilmente il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti fino al 2035 ed ottenere le emissioni zero entro il 2050 del patrimonio edilizia per il raggiungimento della neutralità climatica.

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Indice:

Cosa prevede la direttiva case green su edifici residenziali e non residenziali

La nuova direttiva UE sulle case green prevede per gli immobili residenziali di ogni Stato membro la riduzione del consumo medio di energia del 16 per cento entro il 2030 e del 20-22 per centro entro il 2035.

In sostanza, per la direttiva EPBD, Energy Performance of Building Directive, dovranno essere oggetto di ristrutturazione gli immobili con prestazioni energetiche peggiori prestazioni e quelli colpiti da terremoti o calamità naturali.

Invece, gli immobili non residenziali, ovvero uffici ed attività commerciali, questi dovranno essere ristrutturati nella misura di almeno il 16 per cento entro il 2030 e il 26 per cento entro il 2033. 

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Questi immobili dovranno rispettare le nuove norme sui minimi di prestazione energetica che sono ancora da definire ma che in sostanza determinano che la ristrutturazione comporterà il miglioramento della classe energetica.

La direttiva europea case green: i nuovi edifici ad emissioni zero

L’obiettivo delle emissioni zero prevede che esso si deve raggiungere per gli edifici di nuova costruzione, residenziali e non, a partire dal primo gennaio 2028 per quelli pubblici e dal primo gennaio 2030 per quelli privati.

Infatti, l’azzeramento delle emissioni prevede che gli immobili abbiano un basso consumo energetico ed alimentato da fonti rinnovabili presenti nell’edificio o nel quartiere. 

Inoltre, a partire dal primo gennaio 2030 sarà obbligatoria l’installazione di pannelli solari sugli edifici non residenziali e quelli pubblici.

Invece, non vengono applicate le regole previste dal testo della direttiva per i monumenti, le case vacanza o seconde case non abitate per più di 4 mesi l’anno, i palazzi storici protetti, le chiese e gli altri edifici di culto e le abitazioni indipendenti più piccole di 50 metri quadrati. 

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La direttiva UE: stop a caldaie a combustibili fossili entro il 2040

Lo stop alle caldaie a gas è stato fissato per il 2040 per le abitazioni che era stato inizialmente stabilito per il 2035.

Quindi, gli edifici nel 2040 dovranno dire addio alle caldaie ed agli impianti di riscaldamento a combustibili fossili nei Paesi UE.

L’obiettivo di questo slittamento ha come obiettivo quello di dare più tempo agli Stati membri di definire ed attuare in maniera gradale i loro Piani Nazionali di Ristrutturazione. 

Inoltre, dal 2025 ci sarà anche lo stop alle sovvenzioni statali per le caldaie a condensazione e quelle a gas e questo addio alle caldaie a combustibili fossili sarà accompagnato da incentivi finanziari per sistemi di riscaldamento ibridi, caldaie a pompa di calore combinate con un impianto solare termico.

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La riqualificazione energetica e la ristrutturazione degli edifici: un problema o un vantaggio?

Gli edifici che dovranno essere a emissioni zero secondo le percentuali previste dalla direttiva fanno pensare ai costi per la realizzazione dell’obiettivo. Infatti, la Commissione Europea ha calcolato che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro all’anno per ridurre i consumi degli edifici, realizzando lavori che comportino la realizzazione di pannelli solari, nuove caldaie, sostituzione infissi e posizionamento del cappotto termico.

Approvata in via definitiva la direttiva case green, si comincia a parlare delle difficoltà per l’Italia di adeguare 30 milioni di immobili che hanno le classi energetiche peggiori, G e F, ed a come sostenere i relativi costi. Ci saranno due anni di tempo dalla entrata in vigore della direttiva per la presentazione a Bruxelles dei piani di efficientamento degli Stati membri e rispetto al testo precedente, essa prevede una maggiore flessibilità per la definizione dei programmi pubblici volti al raggiungimento degli obiettivi.

I dubbi espressi soprattutto dai contrari alla direttiva sono sul finanziamento dei lavoratori ancora non definiti, se a carico delle famiglie, dei singoli Stati membri e saranno accompagnati da sussidi incentivi e finanziamenti da parte UE.

Invece, i favorevoli alla misura sottolineano l’importanza della transizione energetica, facente parte del Green Deal, per abbattere completamente le emissioni dei gas a effetto serra ed il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, grazie agli obiettivi fissati dal 2026 al 2030 ed a quelli fino al 2040 per dire addio alle caldaie autonome e favorire gli impianti ibridi con caldaie e pompe di calore.

 

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