Vai al contenuto

Prodotti falsi, li compra un consumatore su quattro

Un consumatore su quattro ha acquistato almeno una volta nel 2015 prodotti falsi o servizi illegali. Questo è l’aspetto più importante dell’indagine sulla contraffazione e l’abusivismo realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia, in collaborazione con Format Research, in vista della Giornata di mobilitazione nazionale di Confcommercio “Legalità, mi piace” che si terrà il 25 novembre prossimo.

Analizzando i dati sui prodotti falsi in modo più approfondito, si scopre che è in aumento rispetto allo scorso anno l’acquisto illegale di abbigliamento (+11,3%), calzature (+5,9%) e pelletteria (+2,8%), mentre diminuisce quello di prodotti contraffatti appartenenti alle categorie potenzialmente più pericolose per la salute, come alimentari, cosmetici e profumi (-5,4%). Dallo studio emerge anche che per oltre il 70% dei consumatori l’acquisto di prodotti falsi o servizi illegali è sostanzialmente legato a motivi di natura economica ed è piuttosto normale, mentre cresce la consapevolezza sui rischi per la salute (80% contro il 71% del 2014, con un aumento del 9%). Il consumatore di prodotti falsi e servizi illegali è in prevalenza donna (nel 59,5% dei casi), dai 35 anni in su (per il 79,2%), appartenente ad un nucleo familiare di almeno due persone. Risiede principalmente al Sud (per il 43,5%), ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 72,9%), è casalinga, pensionato, impiegato o operaio (per l’86,1%). Quanto alle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti, il 62,1% si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità (+1% rispetto al 2014). Per oltre l’80%, infine, il mercato dei prodotti falsi e dell’esercizio abusivo delle professioni è in continua crescita.

Tra gli effetti più dannosi prodotti dalle diverse forme di illegalità (contraffazione dei prodotti, acquisizione illegale di prodotti via internet, musica e videogiochi, abusivismo commerciale e/o esercizio illegale di una professione), le imprese indicano principalmente la concorrenza sleale (62,5%), la riduzione dei ricavi e del fatturato a causa delle mancate vendite (34,8%), la spesa per i servizi di videosorveglianza (17,7%), il dover rinunciare ad assumere nuovi addetti o, in qualche caso, a mantenere i livelli occupazionali attuali (16,2%).

Vedi anche  Equitalia, l'84,2% dei ruoli è a rischio riscossione

Argomenti Correlati